Ottimismo, fiducia, buon senso e progetti di lungo periodo per la rinascita della Libia abbondano nei commenti della stampa nostrana nel raccontare la visita di Mario Draghi a Tripoli – tra l’altro, la prima all’estero dal suo insediamento, a dare ancora più risalto all’evento – e l’incontro con il Primo ministro Abdel Hamid Dbeibah, fresco di incarico per un governo unificato sotto l’egida dell’Onu. A dieci anni dalla sciagurata guerra a Gheddafi, in una Libia ancora destabilizzata, si cerca il suo recupero: facce nuove nell’esecutivo, elezioni previste a fine anno, un nemico, il gen. Haftar della Cirenaica, meno pericoloso perché, anche grazie alle pressioni internazionali, gli è stato sospeso il supporto militare da parte di potenze, quali la Russia, e quello della Francia (da spionaggio a forze speciali), e addirittura si parla già del ritorno dell’ambasciatore della UE a Tripoli. Un segnale forte, questo, da parte del Vecchio Continente al processo di riconciliazione nazionale. Insomma, per la Libia si prospetta un futuro che pare vicino, carico di buone intenzioni, di voglia di normalità, stimolante e luminoso, quindi, come le calde giornate primaverili di quella parte di Nord Africa.
La vergogna dei centri di raccolta libici governativi
Diplomazia ad alto livello, ma l’Africa soffoca tra guerre e scontri tribali
L’affarismo di mercenari e agenzie di “contractor”
Fra i piani riusciti, invece, in Libia, per il supporto di uomini, materiale bellico e logistico, il rapporto Onu evidenzia responsabilità di Egitto, Russia, Giordania, Turchia, EAU, ed altre nazioni, anche spiantate, come una Siria, a quanto pare non paga della guerra e delle violenze a casa propria e complice in quell’affare di Mosca. Tutti avrebbero violato l’embargo Onu, con droni, aerei, missili terra-aria, veicoli corazzati e pezzi d’artiglieria. Tutto ciò è ancora in Libia, e poco importa se il ritiro di quelle forze è condizione fondamentale perché si torni a parlare di trattative di pace sotto l’egida dell’Onu. Per ora poco o pressoché nulla è stato fatto in quella direzione. Ma non è tutto. Il Paese è ancora molto diviso, infatti, al suo interno e venti di nostalgico gheddafismo, contrapposto al più moderno separatismo, soffiano ancora prepotenti, alimentando i più cupi timori per un futuro di pace per quel Paese.
Il rilancio internazionale dell’Italia: attenzione alle passerelle
La Libia troverà la sua riappacificazione nel momento in cui le grandi contraddizioni che scuotono fino allo spasimo il resto dell’Africa con conflitti limitati ma sanguinari saranno finalmente risolte. Altrimenti si sarà trattato, ancora una volta, dell’ennesima passerella, più a nostro fugace e precario vantaggio, fino appunto alla prossima ondata di disperati migranti sulle nostre coste.
_______