Global Trends & Security Politica internazionale e Sicurezza, di Germana Tappero Merlo
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E' anche guerra santa fra Russia e Ucraina, 26/5/2022

E' anche guerra santa fra Russia e Ucraina, 26/5/2022 - Global Trends & Security

La guerra d’attrito fra Mosca e Kiev passa anche attraverso quello che viene definito  “fattore R”, la Religione,  che è  un elemento fondante ma meno esplorato dell’ordine geopolitico del Russkij Mir, quel Mondo Russo dalla forte attrattiva popolare, la cui realizzazione aspira Putin, e  di cui tanto si  parla,  non sempre con adeguata conoscenza ma di certo con diffidenza, dall’inizio di quel conflitto. Si è infatti ben compreso che il Mondo Russo ha una natura autoritaria e decisionista, aggressiva ancorché discriminatoria; ma non si è ancora ben capito che esso è anche fortemente  spirituale e teocratico, laddove gli obiettivi strategici di Putin trovano comprensione e ampio sostegno nelle parole e nelle azioni del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie,  Kirill. Entrambi di San Pietroburgo, condividono  anche il passato nel KGB, essendone stato Kirill un informatore con il nome di Mikhailov; e ciò non deve meravigliare perché, nell’era sovietica,  le più alte cariche religiose venivano fatte da una sezione interna di quel servizio segreto. Ma fu la strage di Beslan del 2004 per opera di fondamentalisti islamisti e separatisti ceceni che convinse  Putin ad allearsi in un legame più stretto con la propria Chiesa, timoroso che una religione ‘altra’ da quella ortodossa si ponesse, al pari delle rivoluzione colorate di Georgia (2003) e Ucraina (2004), come arma di potenze straniere e ostili per alimentare l’instabilità interna; alla propria Chiesa, quindi, il compito di ‘addomesticare’, ‘moralizzare’ il popolo e ricondurlo ai valori tradizionali.

I segnali  più evidenti di questa nuova sacra alleanza fra politica e religione sono quindi evidenti già da tempo, almeno dall’intronizzazione di Kirill (2009) dopo la quale la Chiesa ortodossa russa è riuscita ad esercitare una sempre maggiore influenza nella vita politica (con buona dose di revisionismo della Costituzione e il chiaro riferimento in essa a Dio),  in quella sociale  (nell’istruzione pubblica e nella promozione dei valori tradizionali della famiglia) e addirittura in quella militare (inserimento della figura del cappellano militare, totalmente assente prima). Il legame fra Putin e Kirill,  la cui dimensione valoriale è composta da “Dio, patria e famiglia”, ha finito così per reintrodurre e saldare nel tempo il  forte legame bizantino tra Chiesa e Impero.

Già con la presidenza Medvedev (2008-2012), erano apparsi chiari i segnali di questo riavvicinamento, laddove la centralità della tradizione religiosa ortodossa e lo sviluppo di un patriottismo militarizzato che guarda con nostalgia il glorioso passato militare (sovietico), componevano la sostanza di un processo di riabilitazione dei simboli della madrepatria e della memoria storica russa. 

In pratica, l’educazione patriottica che ne è derivata poggia ora sulle convinzioni, più volte espresse da Kirill, che “l’esercito è sempre spirituale” e che “i cristiani combattono una guerra giusta” perché a difesa della madrepatria e dei suoi valori. “Il credente sacrifica la sua vita più facilmente del non credente, perché sa che la vita umana non finisce con la fine di questa vita”, affermava Kirill, nel 2011, nel corso di una manifestazione con reduci della II guerra mondiale[1]. Quasi un martirio, quindi, da cui la sacralità della legittimazione alla guerra per la difesa della Madre Russia che, per il Patriarca, è giusta anche se fuori dai confini, come lo è stato per la Siria[2], e che ora in Ucraina, nelle sue parole, rievoca la missione medievale che spetta a Mosca  come  “Terza Roma”, ossia la capitale del nuovo impero cristiano. Un ruolo che gli appartiene dopo la caduta di Costantinopoli (1453),  da quando la Russia è diventata “l’ultimo Zarato ortodosso, ossia l’ultimo impero ortodosso, non nazionale ma imperiale, salvifico, escatologico e apocalittico”, stando ad Alexandr Dugin, fra gli ideologici di rilievo dell’era putiniana[3].

La Terza Roma è però un impero etnico, quel Regno di Dio creato su questa terra da tutto il mondo russo (Russia, Bielorussia, Ucraina e Moldavia), ma anche metafisico, dove l’afflato messianico che lo ispira è dato dalla volontà di resistere al Male, di contenerlo, di respingerlo, come sta avvenendo appunto anche ora in Ucraina contro l’Occidente corrotto e pericoloso (per Putin) che è, al contempo, anche l’Anticristo (per Kirill). 

Nel contesto attuale, quindi, non si tratta solo della benedizione del Patriarca “all’operazione speciale” di Putin in Ucraina, quanto quella ad una più ampia “missione civilizzatrice”, non esclusiva contro l’Occidente depravato (sono note le sue dichiarazioni contro le potenti lobby dei gay che controllerebbero questa parte di mondo), ma anche verso altri continenti, in particolare l’Africa, dove si sta combattendo una vera e propria ‘guerra canonica’ fra ortodossia russa e quella ucraina, anch’essa secessionista, o meglio ‘scismatica’ secondo Kirill (e come dargli torto), da Mosca[4]. 

Insomma, venti indipendentisti e secessionisti anche spirituali, che soffiano da tempo da parte però di Kiev, con non poche conseguenze, ben oltre quei confini. Uno strappo  che risale agli attriti fra i due Stati per l’annessione russa della Crimea del 2014, e che per questa questione ha visto contrapporsi duramente negli anni il patriarcato di Costantinopoli (pro Ucraina)  e quello di Mosca sino a che, nel gennaio 2019, sulla base del tomos dell’autocefalia, ossia il principio di autodeterminazione e di vera e propria indipendenza e in aperta rottura con Mosca, il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I ha istituito  la Chiesa ortodossa locale autocefala dell’Ucraina, attraverso la quale, come disse  allora il presidente ucraino Poroschenko, “finalmente riceviamo la nostra indipendenza dalla Russia”[5]. 

Un duro colpo al progetto di Russkij Mir, non solo perché il Patriarcato di Mosca deve essere considerato la sua unica Chiesa, ma Kiev dove quel popolo venne convertito al cristianesimo, secondo Kirill e Putin – in una distorta immagine del mondo e interpretazione del Vangelo -, è  e deve essere la sua capitale spirituale, mentre  Mosca è quella politica. Ecco perché l’Ucraina rappresenta, e da tempo, un importante terreno di confronto fra la Russia e l’Occidente: lo era già nel pensiero di Ivan Ilyin (1883-1954), l’ispiratore del ‘fascismo cristiano’ che  auspicava  la creazione di uno Stato totalitario russo come salvezza dagli attacchi dell’Occidente. Una Kiev fuori dal Patriarcato di Mosca è, quindi,  ben più nociva di un’adesione ucraina alla Nato, stando almeno a Kirill. Per Putin, invece, si verrebbe a minare quello che di fatto è un fondamentalismo (religioso) di Stato etno-filetico, sebbene il Russkij Mir sia un falso insegnamento che però sta affascinando molti soggetti anche fuori dalla Chiesa ortodossa, come l’estrema destra e i fondamentalisti cattolici e protestanti.

L’allontanamento o scisma religioso, avvenuto nel 2019, di una parte consistente del mondo russo ortodosso, ossia quello ucraino, e in tempi così complessi, non poteva che portare ad un’ ulteriore polarizzazione delle posizioni anche politiche e nazionalistiche ben presenti, e da tempo, in entrambe le parti. 

Da allora, ed in particolare nell’ultimo anno, lo scontro fra Mosca e Kiev, è passato quindi anche attraverso  defezioni di sacerdoti africani (oltre cento nel solo 2021) del Patriarcato di Alessandria, titolare del cristianesimo bizantino in quel continente, a favore di quello di Kirill, a cui non è estranea l’ambizione della conquista di spazi strategici per il regime putiniano. La presenza russa in Africa, propria  di un  meccanismo di soft power tendente all’hard power, rappresenta infatti  per il Cremlino l’alternativa più percorribile per aggirare le sanzioni imposte dall’Occidente: ne è testimonianza l’attività frenetica dell’ inviato speciale in Africa Mikhail Bogdanov (50 viaggi in poco meno di 5 anni) per nuovi accordi sia economici che di coinvolgimenti militari[6] (Libia, Mali e Camerun[7]), da cui l’esaltazione della figura di Putin nei social network africani come “eroe che difende gli oppressi contro l’Ovest colonialista”. Di fondo, in questa che è, a tutti gli effetti, una ricerca di spazio vitale per gli interessi economici e di potenza del Cremlino, vi è la coerenza di Putin a quell’idea di spazio come destino che è propria della nozione di mestorazvitiye(luogo-sviluppo), dove il luogo, appunto, decide tutto, anche il futuro della Madre Russia. Se Mosca già da tempo inviava missionari  in Africa per il servizio ai fedeli di lingua russa, ora tutto è stato riformulato in eparchie (diocesi delle Chiese orientali) e in strutture di accoglienza perché  “i cristiani d’Africa hanno bisogno della protezione della Russia, non per nostra volontà, ma  a causa della situazione che si è creata”, stando alle parole del metropolita Ilarion, il ministro degli esteri di Kirill e del Patriarcato di Mosca, al punto da istituire ex novo un Esarcato  per offrire un rifugio canonico ai sacerdoti africani[8]. E l’Africa, con le sue parrocchie passate dal loro Patriarcato di Alessandria a quello di Mosca, testimonia l’indebolimento del primo, da cui il relativo mancato sostegno alla causa di un’Ucraina scismatica, a favore invece di Kirill che, negli ultimi anni, ha reso la sua Chiesa  un  potente agente del potere politico di Putin.

 

 



[1] G. Shakhanova, P. Kratochvil, The Patriotic Turn in Russia: Political Convergence of the Russian Orthodox Church and the State?, in “Politics and Religion”, 15, 1, 2022, p, 125. 

[2] A. Curanovič, The Sense of Mission in Russian Foreign Policy: Destined for Greatness!, Routledge, New York 2021.

[3] A. Dugin, Putin contro Putin, Milano 2012; stesso autore, La Quarta Teoria Politica, Milano 2017.

[4] https://www.agensir.it/chiesa/2018/10/19/mosca-costantinopoli-metropolita-hilarion-e-stato-il-patriarca-bartolomeo-a-optare-per-lo-scisma/

[5] https://www2.stetson.edu/religious-news/190114c.html

[6] https://www.africarivista.it/il-complesso-ruolo-militare-della-russia-in-africa/198361/

[7] https://www.agi.it/estero/news/2022-04-26/camerum-entra-nella-galassia-russa-alleanza-difensiva-16503383/

[8] https://www.asianews.it/notizie-it/L’Africa-russa,-chiese-e-cannoni-55131.html

 

 

La Porta di Vetro, 25/5/2022

Chi sono

Chi sono - Global Trends & Security

Analista di politica e sicurezza internazionale, opero attualmente presso enti privati in Israele, Giordania, Stati Uniti e Venezuela. Ho svolto attività di consulenza sul terrorismo per organismi governativi e privati in Libano, Siria, Iraq, Afghanistan, Somalia, Egitto, Sudan, Etiopia, Eritrea, Libia, Tunisia, Niger, Messico e Brasile.

Chi sono - Global Trends & Security

18 febbraio 2022. Uscita del mio volume "Dalla paura all'odio. Terrorismo, estremismo e cospirazionismo", Tangram Edizioni Scientifiche. Trento. " Il volume è il risultato di analisi e operatività sul campo che l’autrice ha condotto negli ultimi due anni circa fenomeni globali legati all’eversione e al terrorismo, sia di matrice islamista jihadista che dell’ultradestra violenta. Vengono analizzati soggetti e dottrine in un contesto di evoluzione delle relazioni internazionali e dei nuovi conflitti ibridi e identitari, in cui il terrorismo è tattica dominante. Sono inoltre delineati i processi, personali e collettivi, di radicalizzazione sia religiosa che politica, da cui derivano educazione e cultura alla violenza. Queste ultime acquisiscono un ampio pubblico attraverso la rete internet, anche nei suoi meandri più oscuri e tramite forme di comunicazione, qui analizzate, che trovano ampio utilizzo da parte delle nuove generazioni di nativi digitali. A ciò si sono aggiunti i toni aggressivi delle più recenti narrazioni cospirazioniste, originate sia da eventi interni a Stati democratici occidentali che da quelli emergenziali da pandemia. A vent’anni dalla paura del terrore proprio dell’11 settembre 2001, si sta procedendo velocemente, quindi, verso un livore generalizzato, a tratti vero e proprio odio, da cui una cultura di violenza politica dai legami transnazionali e che mira all’eversione, con i relativi rischi per la sicurezza nazionale."

  • 05/10/2023 12:56 am
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