Global Trends & Security Politica internazionale e Sicurezza, di Germana Tappero Merlo
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Quello che l'attacco di Vienna può insegnarci, 3/11/2020

Quello che l'attacco di Vienna può insegnarci, 3/11/2020 - Global Trends & Security

La cronaca ci ripropone l’ennesima strage islamista nel cuore d’Europa. I fatti sono noti, anche se l’elenco dei morti e feriti è in continuo aggiornamento. Le indagini si stanno concentrando anche sui protagonisti. Uno di questi aveva un account Twitter (ora, anche se tardivamente, rimosso) che conteneva le rivendicazioni degli attacchi e video che mostravano come uccidere le persone con il coltello. La difficoltà a monitorare l'azione di questi soggetti sui social media, ma anche carenze nell'intelligence. Saranno le indagini a chiarire parecchi punti.

Si è trattato comunque di una operazione coordinata, in diversi luoghi, anche affollati, della città con armi automatiche. Ciò, di solito, presuppone organizzazione e capacità di coordinamento non da lupo solitario, e dalle testimonianze dell'azione vicino alla Sinagoga, il terrorista aveva "un modo di muoversi da professionista", aprendo così supposizioni su una possibile azione di un commando addestrato. Ma siamo ancora nelle ipotesi investigative.

L’obiettivo Vienna, comunque, non deve sorprendere, in particolare se le indagini dimostreranno che si tratta di terroristi  ben addestrati all’azione militare. L’Austria  ha una  numerosa popolazione musulmana, non sempre pacifica, dato che proprio quella nazione, nel 2015, era seconda al Belgio come foreign fighters partiti per Siria e Iraq. Si conta circa 300 unità, per lo più di origine cecena. Non è escluso che si sia trattato di returnees, ossia di combattenti di ritorno, l’incubo da alcuni anni delle forze di contrasto al terrorismo islamista. Ma sono solo, per ora, supposizioni di indagine. Si attende anche una rivendicazione.

Ma l’Austria è anche  molto di più: è una via di accesso all’Europa. Un portone non sempre aperto all’immigrazione quanto invece a penetrazioni più subdole, ma efficaci, come agli aiuti finanziari ed ‘umani’ dalla Turchia e dall’Arabia Saudita alle comunità islamiche presenti sul suo territorio. Non solo con l’invio di imam  (Turchia), da cui la reazione del governo austriaco con una misura, ora copiata da Macron, per cui gli imam devono essere  ufficialmente formati (e controllati) nel Paese europeo in cui operano e parlare correttamente anche la lingua, nel qual caso austriaca e ora francese. La penetrazione turca e saudita riguarda anche la costruzione di moschee, centri di cultura; è il supporto ad asili e scuole per i giovani della comunità musulmana austriaca. E’ quel tentativo  di islamizzazione del mondo occidentale di cui si vantano gli islamisti radicali supportati da potenze come la Turchia di Erdogan o da ricchi e potenti privati della Penisola  arabica, ma che diventa, però, obiettivo prioritario dell’estremismo di segno opposto, quello etno-nazionalista, in cui, fra l’altro, l’Austria eccelle per numero di gruppi e simpatizzanti.

E’ necessario che la politica europea ponga grande attenzione a questi due fenomeni estremi, contrapposti ma che finiscono violentemente per alimentarsi a vicenda, in quello che il politologo britannico Roger Eatwell definì, già nel 2006, estremismo cumulativo.

Fenomeno ora che non è nemmeno così nascosto. Però bisogna avere il coraggio di prenderne coscienza senza troppe cautele.  Anche perché, questi attacchi violenti e sanguinari possono trovare sostegno locale (e certamente l’organizzazione per quanto avvenuto ha avuto supporto logistico locale, per armi e conoscenza degli obiettivi) proprio in soggetti nati e  cresciuti nelle nostre comunità occidentali, indottrinati e radicalizzati attraverso innumerevoli strumenti ora a disposizione, da internet ad appunto moschee o centri di cultura, soprattutto se questi ultimi sono gestiti da soggetti estremi non controllati adeguatamente. Cittadini islamici quindi residenti in questa Europa che potrebbero presto venire a scontrarsi violentemente con altri cittadini europei per la difesa della loro identità. Una eventualità non così remota, come dimostrano i recenti scontri fra estremisti islamisti e quelli etno-nazionalisti in Svezia. Ma questo è un altro capitolo ancora, tutto da leggere, meditare, le cui lezioni,  si spera, e in nome della nostra sicurezza collettiva,  dobbiamo fare nostre, e al più presto.

 

(articolo apparso su La Porta di vetro, 3/11/2020)

3/11/2020

Chi sono

Chi sono - Global Trends & Security

Analista di politica e sicurezza internazionale, opero attualmente presso enti privati in Israele, Giordania, Stati Uniti e Venezuela. Ho svolto attività di consulenza sul terrorismo per organismi governativi e privati in Libano, Siria, Iraq, Afghanistan, Somalia, Egitto, Sudan, Etiopia, Eritrea, Libia, Tunisia, Niger, Messico e Brasile.

Chi sono - Global Trends & Security

18 febbraio 2022. Uscita del mio volume "Dalla paura all'odio. Terrorismo, estremismo e cospirazionismo", Tangram Edizioni Scientifiche. Trento. " Il volume è il risultato di analisi e operatività sul campo che l’autrice ha condotto negli ultimi due anni circa fenomeni globali legati all’eversione e al terrorismo, sia di matrice islamista jihadista che dell’ultradestra violenta. Vengono analizzati soggetti e dottrine in un contesto di evoluzione delle relazioni internazionali e dei nuovi conflitti ibridi e identitari, in cui il terrorismo è tattica dominante. Sono inoltre delineati i processi, personali e collettivi, di radicalizzazione sia religiosa che politica, da cui derivano educazione e cultura alla violenza. Queste ultime acquisiscono un ampio pubblico attraverso la rete internet, anche nei suoi meandri più oscuri e tramite forme di comunicazione, qui analizzate, che trovano ampio utilizzo da parte delle nuove generazioni di nativi digitali. A ciò si sono aggiunti i toni aggressivi delle più recenti narrazioni cospirazioniste, originate sia da eventi interni a Stati democratici occidentali che da quelli emergenziali da pandemia. A vent’anni dalla paura del terrore proprio dell’11 settembre 2001, si sta procedendo velocemente, quindi, verso un livore generalizzato, a tratti vero e proprio odio, da cui una cultura di violenza politica dai legami transnazionali e che mira all’eversione, con i relativi rischi per la sicurezza nazionale."

  • 24/03/2023 01:19 pm
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